Talenti sfuggiti: quando la Serie A non sa riconoscere i campioni del futuro

Talenti sfuggiti: quando la Serie A non sa riconoscere i campioni del futuro

Da Kerkez a Huijsen, i casi più eclatanti di giocatori sottovalutati dai club italiani

La storia si ripete, ciclicamente. Il calciomercato estivo regala sempre storie di rimpianti per i club di Serie A. Giocatori passati quasi inosservati sui campi italiani che, una volta all’estero, esplodono rivelando tutto il loro potenziale. L’ultima vicenda è quella di Milos Kerkez, terzino ungherese classe 2003 che il Liverpool ha appena acquistato dal Bournemouth per 40 milioni di euro. Un investimento importante per i Reds, sempre più scatenati sul mercato dopo gli arrivi di Wirtz (150 milioni) e Frimpong (40 milioni).

Eppure, fino a poco tempo fa, Kerkez vestiva la maglia della Primavera del Milan senza che nessuno sembrasse accorgersi del diamante grezzo che aveva tra le mani. Un copione già visto troppe volte nel nostro campionato.

Il caso Kerkez: dai campi della Primavera alla Premier League

L’occasione mancata del Milan. La storia di Milos Kerkez è emblematica di come i club italiani fatichino a valorizzare i giovani talenti. Acquistato nel 2021 dagli ungheresi del Gyor, il terzino sinistro è stato inizialmente aggregato alla Primavera rossonera. Le sue apparizioni sono state limitate: 13 presenze nella prima stagione e 12 nei primi sei mesi della seconda.

Nonostante qualche sporadica convocazione in prima squadra con Pioli, il Milan ha deciso di cederlo all’AZ Alkmaar senza mai dargli una vera opportunità. In Olanda ha iniziato il suo percorso di crescita, culminato con l’esplosione in Premier League con il Bournemouth e il conseguente interesse del Liverpool.

Come evidenziano gli esperti di quickwin casino, il trasferimento di Kerkez rappresenta una delle scommesse più azzeccate degli ultimi anni nel mercato calcistico, con un rendimento paragonabile alle più fortunate puntate nei giochi d’azzardo.

Neto: dal dimenticatoio della Lazio al Chelsea per 60 milioni

Due anni di panchina, poi l’esplosione. Tra il 2017 e il 2019, Pedro Neto è stato semplicemente uno dei tanti giovani di passaggio nella capitale. La Lazio lo aveva acquistato dopo il caso Keita, su suggerimento del potente procuratore Jorge Mendes. Eppure, in biancoceleste non è mai riuscito a imporsi: appena cinque presenze in prima squadra, dopo un anno trascorso principalmente con la Primavera (dieci gare e un gol contro l’Inter).

Simone Inzaghi non credeva in lui e la società decise di cederlo al Wolverhampton per 18 milioni. “Ha talento, ma è ancora presto”, commentavano i dirigenti laziali. Il tempo ha dato loro torto: 35 presenze, 4 gol e 6 assist nell’ultima stagione di Premier League, più due reti in due partite nel Mondiale per Club. Numeri che hanno convinto il Chelsea a investire 60 milioni per assicurarselo.

“Se non fosse stato infortunato, saremmo arrivati a 100 milioni”, ha dichiarato lo stesso Mendes. Alla Lazio è mancata la pazienza.

Huijsen: dalla Serie C al Real Madrid in due stagioni

Un percorso fulminante e un affare sfumato per la Juventus. La parabola di Dean Huijsen è ancora più sorprendente. In appena due stagioni è passato dalla Serie C alla squadra più prestigiosa del mondo, il Real Madrid, che quest’estate ha versato 60 milioni di euro al Bournemouth per acquistarlo.

La Juventus era stata abile nel portarlo in Italia quando aveva appena 15 anni, assicurandoselo a parametro zero. Dopo averlo fatto crescere nel settore giovanile e averlo lanciato in prima squadra, i bianconeri hanno però ceduto troppo presto alle lusinghe del mercato, accontentandosi di incassare appena il 10% dei 42 milioni netti pagati dal Bournemouth.

Il difensore olandese, che in passato aveva rifiutato persino il Barcellona quando militava nella Next Gen juventina, dopo un breve prestito alla Roma (voluto fortemente da Mourinho), è stato rapidamente ceduto in Premier. Thiago Motta lo ha bocciato, Giuntoli lo ha venduto per 15 milioni e ora il Real Madrid se lo gode.

Un problema sistemico del calcio italiano

La fretta di cedere, l’incapacità di aspettare. Guardando questi casi, emerge un problema strutturale del nostro calcio: l’incapacità di attendere la maturazione dei giovani talenti. La Serie A sembra soffrire di una cronica mancanza di pazienza, preferendo soluzioni immediate a investimenti a lungo termine.

Ciò che accomuna Kerkez, Neto e Huijsen è l’essere stati ceduti proprio quando stavano per sbocciare definitivamente. I loro ex club si ritrovano oggi a guardare con rammarico le enormi cifre che questi giocatori muovono sul mercato.

Come ricordano i vecchi gloriosi del Milan nelle loro testimonianze, in passato il calcio italiano sapeva aspettare i giovani talenti, permettendo loro di maturare gradualmente sotto la guida di allenatori pazienti.

Le pressioni economiche e i risultati immediati sembrano oggi prevalere sulla visione a lungo termine. Un approccio che sta privando il nostro calcio di potenziali fuoriclasse, ceduti troppo presto e a prezzi troppo bassi.

Lezioni per il futuro

Imparare dagli errori del passato. I casi di Kerkez, Neto e Huijsen dovrebbero fungere da monito per i club italiani. Investire sui giovani significa anche avere la pazienza di aspettarli, di sopportare i loro errori di inesperienza, di dargli il tempo necessario per esprimere tutto il loro potenziale.

Il mercato calcistico moderno premia chi sa valorizzare i talenti, non solo chi li sa scovare. E in questo senso, purtroppo, la Serie A sembra ancora avere molto da imparare dai campionati esteri, in particolare dalla Premier League.

Nella speranza che i prossimi Kerkez, Neto o Huijsen possano trovare in Italia il terreno fertile per crescere e affermarsi, senza dover necessariamente emigrare per dimostrare il proprio valore.

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